MEMORIA DI SAN MARCO D’EFESO
“Né al mio funerale né alla mia commemorazione il Patriarca di Costantinopoli dovrebbe osare avvicinarsi”…”Più lontano sto dal Patriarca più vicino sono a Dio”.
San Marco al concilio di Firenze in modo chiaro e cristallino cominciò a respingere una a una le eresie dei latini, che rappresentavano ostacolo all’ambita unione delle due Chiese. Ciò spronó gli ortodossi e personalmente l’imperatore, che sperava di persuadere i latini eretici. Invece ha creato l’antipatia e l’indignazione dei latini, che sono stati ostinatamente immobili nelle loro posizioni e hanno iniziato a trattare con modi obliqui, oscuri e immorali per fermare San Marco.Cominciarono a usare mengiogne e calunnie. Hanno anche pubblicato un opuscolo con un elenco di 54 dogmi eretici degli ortodossi! L’atteggiamento oscuro e immorale dei latini fece arrabbiare gli ortodossi, che erano stretti intorno a San Marco. L’imperatore stava spingendo per la firma perché l’espansione ottomana stava diventando più intensa, così alcuni cristiani ortodossi sfuggirono dalla pressione insopportabile . Ecco perché l’incontro è stato spostato a Firenze per evitare le fughe. Allo stesso tempo i latini iniziarono un brutale ricatto, privando dello cibo gli irremovibili fra gli ortodossi! Molti morirono di privazioni e difficoltà e molti sono passati con i latini, come il noto vescovo di Nicea Vissarion, proclamato cardinale! Per San Marco i latini diffondevano la voce che stava impazzendo e che non doveva più essere preso sul serio! In effetti, quando dichiarò che i latini erano eretici, ci furono minacce alcuni lo aggredirono! Ma, malgrado le pressioni e le ingiurie dei suoi avversari, S. Marco, restando inflessibile dichiarò:
«Non è permesso raggiungere compromessi in materia di fede».
A seguito di intollerabili pressioni il 5 luglio 1439 , l’unione fu firmata sotto l’intollerabile pressione, firmarono per paura dell’imperatore, secondo gli ordini papali. I papisti furono felici di annunciare l’unione con il Papa, ma quando fu informato che San Marco d’Efeso non l’aveva firmata, esclamò: “Quindi non abbiamo fatto niente!”. Pieno di arroganza e rabbia indescrivibile, chiese all’imperatore di giudica san Marco da un tribunale ecclesiastico e di deporlo!
Ma il ritorno degli ortodossi a Costantinopoli ci fu una grande sorpresa per loro. Sul lungomare attendevano i fedeli del regno, che li maledivano per il loro tradimento di firmare l’unione! Invece, hanno accolto San Marco come confessore della Chiesa!
San Marco andò a Efeso, occupata dai turchi, per un po’ di tempo. I filo-unionisti, in collaborazione con i Turchi, volevano ucciderlo, e San Marco, stanco e malato, decise di ritirarsi sul Monte Athos, ma alla fine, passando attraverso Limnos, fu riconosciuto e arrestato e imprigionato per due anni per ordine dell’imperatore. Quindi sbarcò nel monastero dei Maghan a Costantinopoli, dove abbandonò la sua battaglia. Si addormentò il 23 giugno 1444 all’età di soli 52 anni . La nostra Chiesa lo dichiarò immediatamente santo e confessore. La sua memoria è celebrata il 19 gennaio.
Lettera Enciclica di San Marco d’Efeso a tutti i Cristiani della Terra e delle Isole
1.) Gli uomini che ci hanno condotto in deportazione, in una prigionia perniciosa, e hanno voluto attirarci in quei bassi fondi di Babilonia che sono i dogmi e i riti dei Latini, non hanno potuto portare a termine il loro progetto, rendendosi conto da loro stessi che questo era assurdo nelle sue fondamenta ed impossibile, e si sono fermati a mezza strada loro e coloro che li hanno seguiti senza restare quello che erano e senza diventare quelli che non sono; essi hanno abbandonato Gerusalemme, la vera visione di pace, e la montagna di Sion, la fede solida ed incrollabile; quanto ad essere Babilonesi e a portarne il nome, essi né lo vogliono né lo possono, al punto che si potrebbero giustamente chiamare Grecolatini questi disertori che noi normalmente qualifichiamo come Latinizzanti.
Questi anomali ibridi, cugini dei centauri della mitologia, confessano con i Latini che lo Spirito Santo procede dal Figlio e che ha il Figlio come causa della sua esistenza, quando si seguano i veri termini della definizione conciliare, e con noi dicono che esso procede dal Padre; con i Latini affermano che l’aggiunta del filioque al simbolo (niceno-costantinopolitano n.d.t.) fu cosa legittima e ben fondata e che nulla impedisce che la si reciti; non è forse così? Sempre con i latini essi dicono che il pane azzimo è certamente Corpo di Cristo, ma con noi non oserebbero comunicarsi con quello. Non bastano forse questi pochi tratti a caratterizzare l’animo di questi personaggi? Si aggiunga poi che non è stato l’amore per la verità che li ha spinti all’incontro con i Latini, l’amore per quella verità che avevano tra le mani e che hanno tradito, ma l’allettamento dell’oro e il desiderio di concludere un’unione fittizia, non quello di unirsi veramente.
2.) Ora conviene esaminare il modo di questa loro unione, perché chi dice unione, dice il punto intermedio nel quale tale unione si compie. In questo caso essi ritengono che è il dogma relativo allo Spirito Santo il punto d’unione con i Latini, e hanno confessato anch’essi che anche dal Figlio esso trae la sua esistenza; per il resto essi sono totalmente differenti e non c’è nulla tra essi, nemmeno una cosa soltanto, che sia loro comune o almeno intermedia. Al contrario si recitano ancora due simboli differenti come prima, si celebrano due liturgie dissimili in una con la consacrazione del pane lievitato, nell’altra con l’azzimo; vi sono due battesimi dei quali l’uno consiste nella triplice immersione, mentre l’altro è amministrato con il versamento di un po’ d’acqua sulla cima del capo; e mentre il primo comporta necessariamente la crismazione, l’altro non se ne interessa; due costumanze infine del tutto e per tutto differenti tra loro sui digiuni, sugli ordini ecclesiastici e insomma su praticamente ogni cosa del genere. Dov’è dunque l’unione quando nessun segno esteriore la rende tangibile e manifesta? E come possono essere uniti dei popoli che vogliono restare attaccati alle loro usanze – l’hanno dichiarato di comune accordo – e non seguono le tradizioni ricevute dai Padri?
3.) Ma che cosa dicono questi cervelloni? “La Chiesa Greca non ha mai detto che lo Spirito Santo procedeva solo dal Padre, ma ha semplicemente detto che procedeva dal Padre; ora quest’affermazione non esclude il Figlio dalla processione e così su quest’argomento noi eravamo un giorno uniti e lo siamo quindi ancora oggi.” Ahimè, che bestialità e quale cecità! Se la Chiesa greca ha sempre confessato la processione dello Spirito dal Padre, perché ha ricevuto questa dottrina dal Cristo stesso, dai Santi Apostoli e dai Padri dei Concili, se inoltre non ha mai confessato la processione dal Figlio, dottrina questa che non ha ricevuto da nessuno, che cosa mai ha da sempre affermato di diverso dalla processione dal Padre solo? Perché se lo Spirito non procede dal Figlio, è evidente che procede dal Padre solo.
La stessa cosa la si può vedere nel Credo a proposito della generazione: “Nato dal Padre prima di tutti i secoli”. Noi la intendiamo così e così la spieghiamo a chi ce lo chiede, perché noi non abbiamo imparato che il Figlio sia nato da nessun altro!
Infine a causa di questa dottrina San Giovanni Damasceno in nome della chiesa intera dichiara : “Noi non diciamo: Spirito che procede dal Figlio.” Se noi non diciamo che lo Spirito procede dal Figlio, è evidente che noi diciamo che procede dal Padre solo. Inoltre così prosegue: “Riguardo al Figlio noi non lo diciamo causa.” e nel capitolo seguente: “Solo il Padre è causa.”
4.) Che dicono ancora? “Noi non abbiamo mai considerato i Latini come eretici, ma solo come scismatici.”
Quest’argomento, notiamolo per prima cosa, lo hanno preso dai Latini; costoro in effetti ci qualificano scismatici, perché non hanno nulla da rimproverarci sul dogma, ma ritengono che noi siamo soltanto stati ribelli alla sudditanza che essi fantasticano che noi loro dobbiamo. Vediamo allora se è giusto che noi rendiamo loro la cortesia e se noi invece a nostra volta non abbiamo da far loro qualche rimprovero sulla dottrina.
Essi considerano, come si sa, causa dello scisma il fatto di aver introdotto nel famoso giorno l’aggiunta del filioque che anche prima però essi mormoravano fra i denti; da parte nostra però noi ci siamo separati per primi da loro, o piuttosto noi li abbiamo separati e tagliati fuori dal corpo comune della Chiesa. E questo per quali ragioni? Perché la loro dottrina era ortodossa e avevano delle giuste ragioni per introdurre la loro aggiunta? Chi potrà dire ciò senza avere il cervello completamente fuori posto? Ovvero perché il loro dogma era aberrante ed empio e l’aggiunta illegittima? E’ quindi per eresia che ci siamo distolti da loro; e questa è stata la ragione della nostra separazione da loro.
Quale altra causa in effetti ci poteva essere? Le leggi della pietà non affermano forse: “E’ eretico e sotto il rigore delle leggi che concernono gli eretici, colui che devia, per quanto poco sia, dalla fede ortodossa”. Se dunque i latini non avessero deviato nemmeno di un pollice dalla fede ortodossa, noi non avremmo avuto evidentemente nessun motivo per tagliarli fuori dalla Chiesa; ma se essi hanno completamente deviato, e ciò nella teologia dello Spirito Santo che è estremamente pericoloso bestemmiare, allora essi sono eretici e li abbiamo giustamente esclusi dalla Chiesa per eresia.
Continuiamo. Perché crismiamo coloro che da loro vengono all’ortodossia? Non è perché sono eretici? L’ottavo canone del Secondo Concilio Ecumenico infatti dice : “Coloro che provenendo da un’eresia rientrano nella fede ortodossa e si aggregano alla parte degli eletti, vengono da noi ricevuti secondo i seguenti riti ed usi: Ariani, Macedoniani, Sabbaziani e Novaziani che si autodefiniscono Catari e migliori, così come i Quartodecimani e Tetraditi e gli Apollinaristi, vengono da noi accolti a condizione che consegnino un testo scritto nel quale condannano all’anatema ogni eresia non conforme alla Santa Chiesa di Dio Cattolica ed apostolica e che ricevano, prima di essere ammessi, il sigillo, o crismazione, che noi facciamo con il santo crisma sulla fronte, sugli occhi, sulle narici, sulla bocca e sulle orecchie dicendo: “Sigillo del dono dello Spirito Santo”. Vedi dunque in quale categoria classifichiamo i Latini che ci raggiungono? Se i nomi elencati nel canone sopraccitato sono tutti di eretici, anche i Latini certamente lo sono.
Infine il saggissimo Patriarca di Antiochia, Teodoro Balsamon, scriveva nelle sue “Risposte” a Marco, santissimo patriarca di Alessandria: “Prigionieri latini e altre persone si presentano nelle nostre chiesa e domandano la comunione ai divini sacramenti. Il quesito è : Possiamo loro concederla ?
Chi non è con me, è contro di me e chi non raccoglie con me, disperde” (Matt. 12,30; Luca 11,23) . Dato il fatto che da molti anni la più celebre Chiesa di Occidente, quella di Roma, si è separata dalla comunione con gli altri quattro patriarcati, isolandosi in riti e dogmi estranei a quelli della Chiesa cattolica e ortodossa, e che, per questa ragione, nella celebrazione dei divini misteri il papa non ha l’onore d’essere menzionato tra i patriarchi durante l’anafora, le persone di confessione latina non possono ricevere dalle mani del sacerdote la santificazione dei puri e divini misteri a meno che esse non accettino prima di rinunciare ai dogmi e alle usanze dei Latini e ricevano, come ordinano i canoni, un’istruzione catechetica e diventino integralmente ortodossi”.
Comprendi? Non dice chiaramente che essi si sono separati isolandosi non solo nei riti, ma anche in dogmi estranei all’ortodossia – ricorda che tutto ciò che è estraneo all’ortodossia è eretico – e che essi devono ricevere una catechesi e diventare integralmente ortodossi? Ora è chiaro che se devono essere catechizzati, devono anche essere crismati. Donde è sorta la loro reputazione di ortodossia, quando tante epoche, tanti Padri e dottori li hanno condannati come eretici ? Chi li ha così facilmente resi ortodossi ? A dir il vero sono stati l’oro e i bicchieri di vino a commuoverti, o piuttosto l’oro non ha reso ortodossi quelli e invece ha fatto diventare te simile a loro e ti ha dato il tuo posto in mezzo agli eretici.
5.) “Ma se noi arrivassimo a mettere a punto un termine intermedio tra i dogmi, noi saremmo uniti a loro da questo mitico dogma, pur rimanendo fedeli a noi stessi, senza essere forzati a dir nulla di contrario alle nostre abitudini e alle nostre tradizioni”. Ecco il forbito argomento che ha ingannato i più, già dall’inizio, e li ha impegnati a seguire delle guide che li hanno trascinati nel baratro dell’empietà. Credendo che ci possa essere un punto intermedio tra due opinioni, come è il caso per alcuni contrari, questi disertori si sono gettati nella gola del lupo.
Ora, se è possibile trovare tra due opinioni una formulazione media che esprima allo stesso modo l’una e l’altra, per mezzo del gioco degli equivoci, al contrario tra due opinioni contraddittorie relative allo stesso oggetto, non dovrebbe essere possibile trovare un’opinione intermedia; senza di ciò vi sarebbe anche un punto intermedio tra il vero e il falso, tra l’affermazione e la negazione. Ciò non esiste; in ogni cosa l’alternativa è esclusiva: o l’affermazione o la negazione. Se dunque il dogma latino che dice che lo Spirito Santo procede anche dal Figlio, è vero, il nostro è falso perché noi diciamo che Egli procede solo dal Padre e questa è la ragione per la quale noi ci siamo separati da loro; se il nostro è vero, il loro sarà forzatamente falso. Quale punto intermedio ci può essere tra queste due cose? Nessuno; se non una formula ambivalente che si adatta alle due opinioni come una ciabatta che vada bene sia al piede destro, sia al sinistro. Ed è una formula di questo genere che potrà unirci? E che faremo quando da ciò giungeremo all’esame reciproco dei contenuti delle nostre credenze e delle nostre dottrine? o, se quindi ci possiamo considerare entrambi ortodossi, quando penseremo all’opposto entrambi? Per ciò che mi riguarda, io non ci credo ; vedi tu, tu che conosci l’arte di imbrogliare tutto e di dare alle cose il nome che piace a te. Vuoi vedere come Gregorio il Teologo parla sulle formule intermedie ?
“Era una figurina che ti guarda da qualsiasi lato tu arrivi, un coturno che si adatta ai due piedi, una banderuola che trae la sua autorità dalla loro malizia nell’interpretare la scrittura, perché questa formula “simile seguendo le Scritture” era un’esca che copriva l’amo dell’empietà” Ecco che cosa in quell’epoca si era inventato sulle formule intermedie. Del Concilio che le aveva inventate egli dice ancora: “Con quale nome chiameremo quell’assemblea ? Torre di Babele che vide la giusta confusione delle lingue; oh fosse piaciuto al cielo che anch’esse si fossero così confuse, quelle lingue all’unisono nel male! O forse Sinedrio di Caifa che condannò il Cristo? O con un altro nome ancora? Quell’assemblea ha confuso e rovesciato tutto; ha abolito l’antica e santa dottrina della Trinità e l’uguaglianza d’onore che ne è il retaggio, alzando le sue batterie contro il “consustanziale” e facendo a pezzi questa fortezza; in breve ha aperto la via all’empietà con questa formula intermedia tra ciò che si dice e ciò che è scritto; perché “essi hanno avuto della sapienza per far male, ma non hanno per nulla saputo fare il bene”.
Ecco ciò che è sufficiente dire su questa questione della formula intermedia: abbiamo ampiamente dimostrato che questa non esiste e che una tale ricerca è empia ed estranea alla Chiesa.
6.) Quale atteggiamento allora adottare, mi si domanderà verso i Grecolatini metà fichi e metà uva, che da buoni amatori delle soluzioni intermedie , dividono in tre categorie i dogmi e i riti dei latini e cioè quelli che approvano apertamente e senza riserve, quelli che approvano, ma senza adottarli e quelli che disapprovano totalmente?
Fuggiteli! Fuggiteli come serpenti, come gente che fa commercio del Cristo, all’ingrosso e al dettaglio, o peggio ancora. Essi sono di quelli che, secondo il divino Apostolo, fanno della pietà una fonte di guadagno, e di cui dice ancora: “Fuggi questa genia” (cfr. I Tim. 6,5 e 6,11) perché non è per istruirsi, ma per riempirsi le tasche che sono passati al nemico. Ora che c’è in comune tra la luce e le tenebre? Quale accordo ci può essere tra il Cristo e Belial? O quale alleanza del fedele con l’infedele?” (cfr. 2 Cor. 6,14-15).
Ecco i fatti: noi, con San Giovanni Damasceno e tutti i Padri senza eccezione alcuna, diciamo che lo spirito non procede dal Figlio; essi con i Latini, dicono che lo Spirito procede dal Figlio.
Noi, con il divino Dionigi, diciamo che il Padre è la sola sorgente della Divinità sopraessenziale; essi, con i Latini, dicono che anche il Figlio è sorgente dello Spirito Santo, espellendo di conseguenza quest’ultimo fuori dalla Divinità.
Noi, con San Gregorio il Teologo, distinguiamo il Padre dal Figlio per la causalità; essi, con i Latini, li uniscono con la causalità.
Noi, con il venerabile Massimo, i Romani della sua epoca e i Padri occidentali, non facciamo del Figlio la causa dello Spirito; essi dichiarano che il Figlio, secondo i Greci, è “causa”, secondo i Latini, “principio” dello Spirito, in questa loro Dichiarazione di Merda che è giusto decorare con questo appellativo poiché l’hanno firmata mentre se la facevano sotto dalla paura.
Noi, con Giustino, filosofo e martire, diciamo che lo Spirito esce dal Padre, come il Figlio esce dal Padre; essi, con i Latini, dicono che il Figlio esce non mediatamente, e invece lo Spirito, mediatamente dal Padre.
Noi, con san Giovanni Damasceno e tutti i Padri senza eccezione, confessiamo di ignorare in che cosa differiscano i termini generazione e processione; essi, con Tommaso e i Latini, dicono che i due termini differiscono per il mediato e il non mediato.
Noi diciamo, seguendo i Padri, che la volontà e l’energia della natura divina ed increata, sono increate; essi, con i Latini e Tommaso, dicono che la volontà e l’essenza sono la stessa cosa e che l’energia divina è creata, anche se riceve il nome di divinità, di luce divina e immateriale, di Spirito Santo e tutti gli altri simili nomi; così elevano le creature deboli al rango di divinità creata, di luce divina creata, di Spirito Santo creato!
Noi affermiamo che né i santi godono già del Regno che è stato loro preparato, e dei beni indicibili, né i peccatori sono già caduti nella geenna, ma che gli uni come gli altri attendono il loro rispettivo destino che appartiene ai tempi dopo la resurrezione e il Giudizio; essi, con i Latini, vogliono che gli uni godano già, subito dopo la morte, di ciò di cui sono degni; per coloro che sono tra i due, e cioè che sono morti senza aver finito di fare penitenza, essi hanno inventato un fuoco purgatorio, diverso da quello della geenna, al quale essi affidano i loro defunti affinché, essi dicono, una volta purificate le loro anime da questo fuoco, dopo la morte, trovino anch’essi posto nel Regno con i giusti; dottrina questa che è stata anche consegnata nella loro Definizione di Fede.
Noi, fedeli ai canoni che gli Apostoli hanno fissato, aborriamo il pane azzimo dei Giudei; essi dichiarano nella stessa Definizione che il sacrificio che i Latini consacrano nella loro liturgia, è il corpo di Cristo.
Noi diciamo che il semplice fatto di aver aggiunto qualcosa al simbolo della fede, è illegittimo, anticanonico e antipatristico; essi lo definiscono come un atto legittimo e ben fondato, tanto essi sanno accordarsi con se stessi e con la verità!
Noi consideriamo il papa come un patriarca tra gli altri, e ciò naturalmente se è ortodosso; essi lo proclamano molto pomposamente vicario del Cristo e padre e dottore di tutti i Cristiani. Possano essere più “felici” del loro padre (il papa Felice n.d.t.) se gli rassomigliano quanto al resto! Perché è sfortunato e non felice con questo antipapa chi lo rode continuamente e i nostri uomini non hanno voglia di imitare il loro padre e dottore!
7.) Fuggiteli dunque, fratelli, fuggite loro e la comunione con loro; “questi uomini sono falsi apostoli, artigiani d’impostura, vestiti da apostoli del Cristo. Niente di strano, del resto, perché Satana stesso si veste da angelo di luce. Nessuna meraviglia dunque se i suoi servitori prendono anch’essi i panni dei servitori della giustizia, loro la cui fine sarà secondo le loro opere”. (2 Cor. 11,13-15)
Altrove lo stesso Apostolo dice ancora di essi : “Tali uomini non servono Nostro Signor Gesù Cristo, ma il loro proprio ventre e con le loro belle parole ed il loro linguaggio dolciastro abusano dei cuori più semplici (Rom. 16,18); ma il solido fondamento della Fede tiene bene, sigillato da questo sigillo” (2 Tim. 2,19). E altrove : “State attenti ai cani, attenti ai cattivi operai, attenti ai falsi circoncisi” ( Fil. 3,2) e ancora altrove: “Se qualcuno vi annuncia un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, anche se fosse un angelo disceso dal cielo, che sia anatema!” (Gal. 1,8)
Ecco la profezia che conferma questa parola : “anche se fosse un angelo disceso dal cielo” affinché nessuno vi venga ad opporre il primato papale. E il discepolo prediletto: “Se qualcuno viene da voi senza portare questa dottrina, non accoglietelo sotto il vostro tetto, non ditegli salve, perché colui che gli dice salve è partecipe delle sue opere malvagie.” (2 giov. 10,11)
I santi Apostoli vi hanno fissato queste regole, tenete duro e conservate le tradizioni scritte e non scritte che avete ricevute, per paura che l’errore dei senza legge vi seduca e vi faccia cadere dalla vostra costanza.
Possa l’Onnipotente far sì che questi uomini riconoscano il loro errore e liberarci da questa ebbrezza nociva, e ci riunisca nei suoi granai come frumento puro e buono nel cristo Nostro Signore: a Lui è dovuta ogni gloria, ogni onore e adorazione, con il Padre suo senza principio ed il suo Santissimo, buono e vivificante Spirito, ora e sempre e nei secoli dei secoli.
AMIN